19 febbraio 2019: Bruno Rodríguez parla delle intenzioni degli Stati Uniti di intervenire militarmente nella Repubblica Bolivariana del Venezuela, come mezzo per destabilizzare l’America Latina e i Caraibi. Cuba lancia un appello alla comunità internazionale affinché freni le intenzioni guerrafondaie e a lavorare per assicurare la pace.
Presentazione iniziale del Ministro degli Esteri cubano
Siamo a pochi giorni dal Referendum Costituzionale nel nostro paese che assorbe tutta la nostra attenzione e la mobilitazione del nostro popolo per la cui copertura da parte dei media che voi rappresentate, che è stata intensa, sono grato.
Il Governo della Repubblica di Cuba ha denunciato in maniera consistente che il Governo degli Stati Uniti d’America prepara un’aggressione militare contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela con pretesti umanitari.
Nei discorsi del Primo Segretario del Comitato Centrale del nostro Partito, del 26 luglio del 2018 e del primo gennaio del 2019, e nei discorsi del Presidente del Consiglio di Stato e dei Ministri, compagno Miguel Díaz-Canel Bermúdez, del mese di luglio dello scorso anno e in data più recente, si è allertato sulle gravissime conseguenze economiche, politiche, sociali, umanitarie e per la pace e la sicurezza regionale che avrebbe una nuova avventura militare degli Stati Uniti nella Nostra America.
La Dichiarazione del Governo Rivoluzionario del 13 febbraio, con assoluta responsabilità e con tutti i dati necessari, affermava –e lo reitero- che si stanno realizzando voli da trasporto militare statunitensi, in partenza da installazioni militari nordamericane dalle quali operano unità di forze di operazioni speciali e di fanteria marina che sono utilizzate per realizzare azioni occulte, ed anche contro leaders o persone definite di rilievo.
Con la più totale mancanza di conoscenza da parte dei governi dei territori coinvolti e una totale mancanza di rispetto della sovranità di questi Stati, continua la preparazione di un’azione militare con pretesto umanitario.
Ieri sera, il Presidente Donald Trump e altri alti funzionari e portavoce del Governo statunitense hanno ripetuto e confermato che l’opzione militare è tra quelle che vengono considerate. Ieri il presidente Trump ha dichiarato: “Tutte le opzioni sono possibili”.
Secondo la stessa stampa degli Stati Uniti, alti comandi militari statunitensi che non si occupano, né mai si sono occupati di aiuti umanitari, hanno avuto riunioni con politici nordamericani e di altre nazioni ed hanno realizzato visite in luoghi evidentemente relativi con il tema di cui trattiamo.
Tutti assistiamo alla fabbricazione di pretesti umanitari. E’ stata fissata una data limite per forzare l’entrata di “aiuti umanitari” mediante la forza, che costituisce di per sé un controsenso: non è possibile che un aiuto veramente umanitario si basi sulla violenza, sulla forza delle armi o sulla violazione del Diritto Internazionale. Questo semplice approccio rappresenta una violazione del Diritto Internazionale Umanitario che rivela la politicizzazione dell’aiuto umanitario, come in altri momenti in cui sono state utilizzate cause nobili, universalmente riconosciute, come pretesto per sviluppare aggressioni militari.
Di fronte alla fissazione di una data limite, di fronte alla dichiarazione per cui si sostiene che l’aiuto umanitario entrerà comunque quel giorno in territorio venezuelano contro la volontà sovrana del suo popolo e della decisione del suo Governo costituzionale, bisognerebbe chiedersi: quali obiettivi si perseguono? Quali potrebbero essere se non quelli di provocare un incidente che arrischi la vita di civili, produrre violenza o circostanze imprevedibili?
In giorni recenti è stato detto che l’aiuto umanitario potrebbe durare mesi o forse anni. E’ stato detto “quanto durerà la ricostruzione”. Bisognerebbe domandare a quel senatore della Florida di che ricostruzione parla. Stiamo parlando di una nazione che non è in guerra ne ha sofferto una guerra; ma si sa che la guerra è un eccellente affare per le compagnie statunitensi del complesso militar-industriale e poi, per le altre, la cosiddetta ricostruzione.
Il Governo degli Stati Uniti continua ad esercitare pressioni sugli Stati membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per forzare l’adozione di una risoluzione che sarebbe l’anticamera di un “intervento umanitario”. Il testo contiene la diagnosi di una situazione di frantumazione della pace e della sicurezza di quella fraterna nazione e sollecita tutti gli attori internazionali e di qualsiasi tipo a utilizzare le misure necessarie.
Si sa, dati i precedenti anche recenti, che tale linguaggio è generalmente seguito da un altro che invoca zona di esclusione al volo, la protezione civile, lo stabilimento di corridoi umanitari in base al Capitolo VII della Carta che autorizza l’uso della forza.
Abbiamo la speranza che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite faccia prevalere la sua vocazione e la sua responsabilità come principale garante della pace e della sicurezza internazionali e che non si presti ad avventure militari.
Ci rivolgiamo ai suoi membri affinché agiscano in rispetto del Diritto Internazionali e per difendere la pace, preziosa per l’umanità, per la Nostra America ed anche per il popolo venezuelano.
Il Governo degli Stati Uniti ha inventato, ha fabbricato a Washington un golpe imperialista, con un “presidente” costruito in quella capitale del Nord, che non ha funzionato all’interno.
Si potrebbero citare numerose fonti statunitensi, mezzi stampa accreditati che hanno fornito tutti i dettagli sul modo in cui il golpe è stato organizzato. Ancora in questi momenti sono brutali le pressioni che esercita il Governo degli Stati Uniti su altri paesi cercando di forzare il riconoscimento del presunto “presidente”,così auto-definitosi, e proclamato da Washington, o la richiesta di nuove elezioni nella Repubblica Bolivariana del Venezuela, annullando quelle legittimamente e costituzionalmente già svoltesi.
Sono note le azioni che realizzano il gruppo di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, alcuni funzionari del Dipartimento di Stato e alcune ambasciate statunitensi. E’ inoltre in marcia una grande operazione politica e di comunicazione, generalmente preludio di azioni di maggiore portata da parte di quel Governo.
Misure economiche coercitive unilaterali e per tanto illegali sono applicate in maniera crescente contro la fraterna Repubblica del Venezuela: l’embargo o il congelamento di capitali finanziari in paesi terzi; le pressioni tremende che sono esercitate su governi che erogano forniture al Venezuela ed anche all’industria petrolifera altre monete; la confisca, praticamente il furto, della sussidiaria PDVSA negli Stati Uniti e altri interessi situati in quel paese.
Queste misure configurano una grande violazione del Diritto Internazionale ed anche del Diritto Internazionale Umanitario, provocano privazioni e danni umani e sono totalmente incompatibili con gli ipocriti appelli degli stessi responsabili dell’applicazione di tali crudeli misure a prestare aiuto umanitario. Le cifre sono oscene. Si è parlato di aiuto umanitario di circa 20 milioni di dollari a un paese che è privato di oltre 30 000 milioni di dollari a causa di queste misure arbitrarie, illegali e ingiuste.
Il Governo della Repubblica di Cuba chiama la comunità internazionale ad agire in difesa della pace, a evitare, con lo sforzo congiunto di tutti, senza eccezione, un intervento militare contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela.
In questo momento cruciale in cui si decide l’osservanza, la validità dei principi del Diritto Internazionale, della Carta delle Nazioni Unite; in cui si decide che la ragione della legittimità di un governo risiede nell’appoggio e nel voto del suo popolo; in cui si decide che nessuna pressione straniera può sostituire l’esercizio sovrano della libera determinazione; in queste circostanze solo si può stare a favore o contro la pace, solo si può stare a favore o contro la guerra.
Incoraggiamo il Meccanismo di Montevideo, in particolare il Governo degli Stati Uniti Messicani, della Repubblica Orientale di Uruguay, i governi della Comunità dei Caraibi e dello Stato Plurinazionale della Bolivia a continuare a compiere i loro maggiori sforzi in queste condizioni di urgenza, per favorire una soluzione basata sul dialogo e sull’assoluto rispetto dell’indipendenza e della sovranità del Venezuela, e della validità dei principi del Diritto Internazionale, in particolare del Non Intervento.
Convochiamo una mobilitazione internazionale per la pace, contro l’intervento militare degli Stati Uniti in America Latina, contro la guerra; al di sopra delle differenze politiche, delle differenze ideologiche, a favore di un bene supremo dell’umanità che è la pace, che è il diritto alla vita.
Chiamiamo tutti i governi, i parlamentari, le forze politiche, i movimenti sociali, popolari, indigeni, le organizzazioni di categoria e sociali, i sindacati, i contadini, le donne, gli studenti, gli intellettuali e gli artisti, gli accademici; in particolare di addetti alla comunicazione e i giornalisti, a Voi (indica i giornalisti), le Organizzazioni non Governative, i rappresentanti della società civile.
Allo stesso tempo, il Governo della Repubblica di Cuba reitera la ferma e invariabile solidarietà con il Presidente costituzionale Nicolás Maduro Moros, con la Rivoluzione Bolivariana e Chavista, con l’unione civico-militare del suo popolo, e affermiamo che nella fraterna Repubblica Bolivariana del Venezuela bisogna difendere oggi i postulati della Proclamazione dell’America Latina e i Caraibi come Zona di Pace”. Bisogna difendere oggi lì la sovranità di tutti, l’indipendenza di tutti e l’uguaglianza sovrana degli Stati.
Abbiamo seguito sbalorditi ieri sera il discorso del presidente Donald Trump. Ha sorprendentemente decretato la “fine del socialismo” ed ha annunciato “un nuovo giorno” per l’umanità. Ha proclamato solennemente che, per la prima volta nella storia, ci sarà un emisfero libero dal socialismo.
Curiosamente, ha anche parlato dei progressi nelle negoziazioni con un grande paese socialista e di averne scelto un altro per un importante vertice.
Quante volte alcuni personaggi negli Stati Uniti hanno decretato la fine del socialismo o la fine della storia?
Il Presidente Trump ha reso omaggio ai “grandi leaders” presenti all’evento della Florida: un governatore, un paio di senatori, un rappresentante, un ambasciatore, tutti repubblicani fondamentalisti e cinque minuti dopo -sembra che lo hanno avvertito, o se ne è accorto da solo- che era stato profondamente ingiusto nell’omettere il nome di John Bolton, anch’esso lì presente.
Bolton è stato un promotore di guerre per decenni, il principale organizzatore del colpo di stato in Venezuela e un permanente sostenitore dell’opzione militare.
Il Presidente degli Stati Uniti si è riferito alla dignità umana. Sembra dimenticarsi che è nel capitalismo, e in particolare nell’imperialismo, dove prevale l’ingiustizia, lo sfruttamento, la manipolazione delle persone.
Ha criticato la corruzione, forse senza riconoscere che il sistema politico nordamericano è corrotto per natura, che é quello dove imperano gli interessi speciali o i contributi corporativi, dove comanda il denaro e ora i dati, il big data, dove le elezioni sono vinte manipolando la gente.
Ha parlato di democrazia, senza menzionare i milioni di cittadini statunitensi, in maggioranza negri e ispanici esclusi dal voto; i 40 milioni di poveri, la metà dei quali bambini.
Ha dimenticato di menzionare alle ore 500 mila persone che vivono senza casa, senza un tetto in quel paese. Forse ignora che lì prevale un modello razziale differenziato, dall’applicazione della pena di morte, al sistema penitenziario, alle pene giudiziarie o anche ed anche nella brutalità poliziesca che costa la vita, in continuazione, degli afroamericani.
Non ha menzionato la mancanza di sindacalizzazione dei lavoratori statunitensi, e neanche che le donne in quel paese difettano del diritto a un salario uguale per uguale lavoro.
Ha menzionato gli emigranti venezuelani, ma non ha parlato del muro a Río Bravo. Non ha menzionato i minori centroamericani crudelmente separati dai loro genitori né di alcune loro morti in regime di custodia. Non si è riferito alla repressione degli emigranti, né delle minoranze, né degli assassinati per mano della Pattuglia di Frontiera.
Il Presidente Trump ha promesso successo ai golpisti e ha dichiarato “… perché gli Stati Uniti sono dietro di voi e vi appoggiano”. Sembra non accorgersi che il golpe non ha funzionato e che per questo aumenta la minaccia esterna contro il Venezuela.
Si è presentato come il Capo di uno Stato amante della pace. Sono decine le guerre provocate dai governi degli Stati Uniti susseguitisi. Ora lancia una nuova corsa agli armamenti, compresi quelli nucleari . E’ un paese dove si è torturato e si tortura. E’ il paese che chiama la morte di migliaia di civili, in avventure belliche, “danni collaterali”. E’ il paese che ha inviato decine di migliaia di giovani statunitensi a morire, come carne da macello, in guerre imperialiste saccheggio. E’ il paese che ha lanciato in Iraq una guerra che ha provocato oltre un milione di morti sulla base della menzogna dell’esistenza di armi di distruzione di massa. Alcuni degli attuali protagonisti sono stati responsabili anche di quella e sono coloro che ora mentono anche sul Venezuela.
Il Presidente ha detto che il socialismo non rispetta le frontiere. Ma quello è l’imperialismo che ha occupato militarmente Cuba più di una volta, che impedì la nostra indipendenza fino all’entrata a L’Avana del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz. E’ stato il paese che ha privato il Messico di oltre la metà del suo territorio, che ha imposto crudeli dittature militari in America Latina e che oggi mantiene basi militari praticamente in tutto il pianeta.
Il Presidente Trump ha detto che il socialismo promette l'unità, invece provoca odio e divisione. Straordinario cinismo, straordinaria ipocrisia! È il rappresentante di un governo amorale, di un settore rifiutato persino dai partiti tradizionali statunitensi, che applica una politica sporca, che infiamma con un linguaggio di odio e di divisione la polarizzazione della società, ciò è denunciato addirittura da alti esponenti conservatori perché non si attiene neanche agli standard minimi di decenza politica.
Il Presidente ha dichiarato, inoltre, che niente è meno democratico del socialismo. Signor presidente Trump, provi a intraprendere una riforma costituzionale, a fare un referendum sulla sue politiche, a rispettare la volontà dei suoi elettori. Ricordi che Lei è Presidente, pur avendo perso il voto popolare per oltre 3 milioni di schede elettorali.
È infame l’accusa mossa del Presidente degli Stati Uniti che Cuba detiene un esercito privato in Venezuela. Lo esorto a presentare elementi di prova. Il nostro governo rifiuta questa calunnia nei termini più energici e categorici, al contempo ribadisce il dovere e l'impegno di continuare a offrire quella modesta cooperazione che coinvolge oltre 20.000 cooperanti cubani, tutti civili, il 94% di loro nel settore della Salute, altri in quello dell’Educazione, come fa in 83 paesi nel mondo. Noi cubani continueremo il nostro corso e ci prepariamo al successo del referendum tra pochi giorni. Continueremo a lavorare sereni, dediti, pervasi della certezza di disporre degli strumenti sufficienti per costruire il nostro futuro.
I collaboratori cubani in Venezuela, durante lo scorso sabato e domenica, hanno già esercitato il loro voto al Referendum. L'hanno fatto in maniera massiccia.
Loro raccontano alle loro famiglie, le quali naturalmente si preoccupano per le notizie che giungono, che, nonostante le circostanze, vivono normalmente in Venezuela; che non è vero che ci sono centinaia di migliaia di venezuelani che muoiono di fame, come dicono alcuni portavoce mendaci e ribadiscono di voler continuare e prestare la loro opera profondamente umanitaria.
Respingo con fermezza il tentativo di intimidazione del Presidente Trump nei confronti di coloro che, in modo totalmente sovrano, nell'esercizio di una libera determinazione, hanno deciso di costruire e difendere il socialismo e respingo l’intimidazione nei confronti di numerosi partiti, organizzazioni e persone che, amanti della giustizia, dell’equità, dello sviluppo sociale ed eco-sostenibile, avversari dello sfruttamento, del neo-colonialismo, del neo-liberalismo e dell'esclusione, hanno abbracciato con profonda convinzione le idee socialiste e rivoluzionarie, con il convincimento che un mondo migliore non solo è possibile, non solo è indispensabile, bensì che è inevitabile.
Come hanno riconosciuto numerosi analisti e politici statunitensi, il discorso di ieri in Florida è stato molto in stile elettorale. Vuole intimidire non solo le forze socialiste e comuniste, bensì anche i leader democratici, gli elettori, soprattutto i giovani elettori insoddisfatti del sistema. Ieri ha proclamato che mai ci sarà il socialismo in "America".
Non solo vuole intimidire la gente, bensì anche i democratici. È nota la sua posizione secondo la quale chi voterà per i democratici in campagna elettorale, che sembra sia già iniziata, voterà per la costruzione del socialismo in quella nazione del Nord.
Il principale "contributo teorico" di Trump nel suo discorso di ieri è stato l'incorporazione del Maccartismo alla Dottrina Monroe, in difesa di un unico potere imperialista, al quale ha sommato un anticomunismo estremo, viscerale, passato di moda, essenzialmente vecchio, ancorato alla Guerra Fredda. Non riscuoterà alcun diritto di autore. Il Presidente Reagan e in precedenza il primo ministro Churchill si sono anticipati nell’affrontare la questione.
71 anni fa Churchill disse: "Il socialismo è la filosofia del fallimento, il credo dell'ignoranza e il vangelo dell’invidia...". 36 anni fa, Reagan disse: "Io credo che il comunismo sia un altro capitolo triste e strano nella storia umana le cui ultime pagine vengono scritte ancora in questo momento... "Penso questo perché la fonte della nostra forza nella ricerca della libertà umana non è materiale bensì spirituale".
È stata una goffa e grezza dichiarazione di dominazione imperialista sulla nostra America di Marti. "Abbiamo visto il futuro di Cuba qui a Miami," ha detto ieri il Presidente degli Stati Uniti. Si sbaglia, il futuro di Cuba è qui. Con ulteriori misure di blocco o meno, il futuro lo decidono le cubane e i cubani. Abbiamo fatto, abbiamo costruito e difenderemo una rivoluzione socialista sotto il loro naso.
È opportuno ricordare la sconfitta della dittatura di Battista, creata e sostenuta da governi imperialisti. Siamo orgogliosi della vittoria di Playa Girón o Baia dei Porci. Del nostro coraggio dinanzi al rischio di olocausto durante la Crisi di Ottobre. Della nostra risposta forte e virile di fronte al terrorismo di Stato, dinanzi all’abbattimento di un aereo civile in volo; atti che hanno causato 3.478 morti e 2.099 cubane e cubani con disabilità.
Al Presidente Trump ribadiamo che la nostra lealtà verso Fidel e Raul sarà immutabile e che il processo di continuità guidato dal Presidente Diaz-Canel è permanente e irreversibile. Rimarremo uniti accanto al nostro partito comunista di Cuba. Abbiamo scritto tutti insieme questa nuova Costituzione per la quale voteremo il 24 febbraio, per la Patria e per il Socialismo. Sarà anche una risposta al discorso del Presidente Trump.
Grazie molte.
SCAMBIO DI DOMANDE E RISPOSTE
Moderatore. -Bene, passiamo ora a una breve sessione di domande. Prego i colleghi della stampa di identificarsi e di specificare la testata che rappresentano nonché di fare uso dei microfoni disponibili in sala.
Katell Abiden (AFP). -Buon pomeriggio, signor Ministro. Voglio farle due domande. Se si verifica un intervento militare in Venezuela, quale sarà la vostra reazione?
Inoltre, desidererei avere una sua opinione sulla possibile applicazione del Titolo III della legge Helms-Burton da parte degli Stati Uniti.
Bruno Rodriguez. - Sì. La sua prima domanda è ipotetica. Il nostro appello mira ad arrestare un intervento militare statunitense in Venezuela, è il momento di unirci e di agire insieme, in tempo per fermarlo.
Per quanto concerne la seconda, posso ribadirle: Come abbiamo spiegato in precedenza e come lo hanno fatto altri leader della nostra nazione nonché i portavoce del Ministero degli Affari Esteri, il nostro paese è disposto ad affrontare qualsiasi misura di inasprimento del blocco o, addirittura, dell’applicazione di nuovi elementi della Legge Helms-Burton. Abbiamo un programma, con un piano sull’economia previsto fino all'anno 2030. L'economia cubana ha un forte ancoraggio internazionale. Le nostre relazioni economiche sono diversificate.
Contiamo, inoltre, sul fatto che a prevalere saranno i principi del Diritto Internazionale, le norme del Libero Commercio e la Libertà di Navigazione e siamo certi che l'applicazione ferocemente extraterritoriale del blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba non solo suscita un enorme rifiuto internazionale, bensì si troverà ad affrontare una forte resistenza da parte dei nostri partner economici, degli investitori, dei promotori turistici, contro il tentativo di imporre ulteriori sanzioni contro la sovranità dei loro Stati, contro gli interessi nazionali e quelli dei loro imprenditori e cittadini.
Axel Vera (ABC-Miami). –Quali prove ha, in questo momento, il governo cubano che gli Stati Uniti si apprestano all'intervento militare? Potrebbe spiegarci qualcosa di più a tale proposito, per favore?
Bruno Rodríguez. - Sì. Grazie molte.
Posso ribadire che dispongo di tutti i dati che mi permettono di affermare che si stanno effettuando voli dalle basi statunitensi, dove operano unità operative speciali e di fanteria marina, utilizzate per missioni di tale natura, che stanno preparando azioni contro il Venezuela.
Se Lei volesse visitare uno di quegli aeroporti, molto probabilmente si renderebbe conto personalmente di quello che dico. Affermo, categoricamente, che non si tratta di voli di aiuto umanitario.
I governi generalmente sono in grado di ottenere questo tipo di informazioni, ad ogni modo, anche senza i dati in merito a ciò che mi sta domandando, è evidente che si è delineata una situazione internazionale in cui il Governo degli Stati Uniti avanza verso la minaccia militare.
Non so come potrebbe spiegare Lei cosa significa convocare decine di migliaia di persone alla frontiera venezuelana per fare entrare con la forza gli aiuti umanitari. Non so cosa si aspetta la sua testata che possa succedere in tali circostanze. Non so come Lei interpreti la dichiarazione di un senatore che sarà necessario il capitale statunitense per la ricostruzione del Venezuela.
Lorena Cantó (Agencia EFE).- Lei ha detto, tornando al Titolo III della Legge Helms-Burton, che Cuba è preparata per affrontare un inasprimento delle sanzioni e volevo domandarle se vi auspicate che paesi come il Canada e altri partner commerciali di Cuba, sostengano una posizione attiva come quella avuta all’inizio quando è stata approvata questa disposizione riuscendo così a frenarne l’applicazione e a provocarne la sospensione periodica, non so se avete mantenuto contatti con i governi di questi paesi, se loro vi hanno fatto sapere che assumeranno una posizione attività come in quel momento, nel 1996.
Bruno Rodriguez. – Grazie molte. Siamo necessariamente discreti data la nostra posizione, ma posso dirvi che io conosco una ferma opposizione di molti Stati membri dell'Unione Europea e di altri paesi industrializzati; ho visto alcune dichiarazioni; sono informato, inoltre, di ingenti scambi diplomatici e sono convinto che quelle nazioni difenderanno non solo la sovranità dei loro Stati, ma anche i loro interessi nazionali e l'interesse delle loro aziende e dei loro cittadini, e sono sicuro che ritengono inaccettabile, in effetti so che questa è la loro posizione, il tentativo di stabilire forme discriminatorie a favore di società statunitensi contro quegli stessi interessi nazionali. È dalla loro parte il Diritto internazionale, l'obbligo di applicare le proprie leggi nel loro territorio, l'esistenza di leggi antidoto che dovrebbero essere applicate anche in base ai loro ordinamenti giuridici e alle circostanze internazionali, considero inaccettabili le politiche degli Stati Uniti nel commercio, in materia di tariffe doganali e in altri aspetti.
Sergio Gómez (Cubadebate). - Il presidente Trump ha parlato ieri come se esistesse unanimità sul riconoscimento di Guaidó. Esiste o il Minrex (Ministero delle Relazioni Estere) considera che vi sia tale unanimità? E in tal senso, questa agenda di aggressione di John Bolton e di Marco Rubio contro Cuba che ha fatto sua il Presidente Trump è stata o no efficace nell’ottenere l’isolamento di Cuba dalla comunità internazionale? Perché l’ultima notizia che abbiamo ricevuto al riguardo è stato un plauso globale al ristabilimento delle relazioni tra i due paesi.
Bruno Rodríguez. - Isolamento di Cuba o degli Stati Uniti?
Sergio Gómez. - No, intendevo se tale politica si è rivelata efficace, secondo Lei, a isolare Cuba dalla comunità internazionale che ha applaudito il ristabilimento delle relazioni.
Bruno Rodríguez. – Uno legge sulla stampa numerose dichiarazioni e dati. Secondo le mie stime, meno di una quarta parte degli Stati Membri delle Nazioni Unite s’immischiano negli affari interni del Venezuela per reclamare elezioni o, in un modo o nell’altro, riconoscono il “presidente” inventato a Washington. Pertanto ritengo che questi dati siano degni di fede.
So anche di un recente dibattito al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dove il presunto accusatore si è trasformato in accusato dinanzi alla difesa del Diritto Internazionale e della sovranità del Venezuela da parte di numerosi Stati membri delle Nazioni Unite.
So anche di una riunione del Bureau di Coordinamento del Movimento dei Paesi Non Allineati che si è espresso fermamente contro un’aggressione militare e a sostegno della sovranità venezuelana. Pertanto, penso che sia necessario separare la propaganda dalla realtà, non lasciare che i portavoce statunitensi, che a volte vogliono farci confondere la realtà con i loro desideri, non i nostri, abbiano successo.
Se ci fossero dubbi riguardo alla situazione internazionale di Cuba, sarebbe sufficiente rivedere brevemente l’atto, o ancor più divertente, guardare il video di cosa è successo il 1° Novembre all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite: 10 votazioni, praticamente unanimi, hanno lasciato isolato il governo degli Stati Uniti che si ostina ancora in un blocco genocida.
Coloro che parlano ora di aiuti umanitari e offrono generosamente 20 milioni, hanno causato danni a Cuba per approssimativamente un milione di milioni di dollari (ndr un miliardo) a prezzi basati sul valore dell'oro, o più di 130.000 milioni di dollari (ndr 130 miliardi) a prezzi correnti. I danni del blocco, come è stato detto, calcolati in modo scrupoloso e con una metodologia verificabile a livello internazionale, riflettono che senza di essi Cuba sarebbe cresciuta nell'ultimo decennio una media del 10% all'anno.
Io credo che sia chiarissimo come il Governo degli Stati Uniti, nel suo tentativo di isolare Cuba, è rimasto profondamente isolato.
Grazie molte.
(Fonte originale: Granma)

